Vi è sicuramente capitato di veder cambiare il logo di un noto brand, a volte in modo impercettibile, altre volte in modo radicale.
Cerchiamo di capire perché e quando ciò avviene, e cosa comporta questo restyling.
Il logo è un simbolo che racchiude un mondo, è un contenitore valoriale che rispecchia l’identità di un Brand; deve per questo essere riconoscibile e accattivante, affinché rientri nella TOM (Top Of Mind) delle Persone, esatto avete letto bene, i Brand oggi parlano di Persone, e non più di clienti e/o bersagli.
Come mai questo avviene?
Premettiamo che ci sono mercati fondati sulla stabilità della tradizione e delle idee, altri in cui il cambiamento è più frequente data la natura dinamica e versatile.
Sono proprio questi ultimi i più inclini al rinnovamento per rimanere al passo con le mode e con la società.
Il primo step per fare un buon rebranding è conoscere il mercato, le necessità e i target di riferimento.
I motivi più comuni di queste metamorfosi sono 4:
1. Perché l’immagine dell’azienda è fuori moda
2. Perché il brand ha una cattiva reputazione
3. A causa di fusioni, scissioni o acquisizioni
4. Perché l’azienda si vuole riposizionare sul mercato
1) Il primo caso è sicuramente il più frequente. Ecco degli esempi di successo di due noti marchi:
PEPSI
Il miglioramento stilistico di questo logo si palesa da sé, più leggero, minimale ed efficace.
APPLE
Anche in questo caso non c’è dubbio sul progresso e la buona riuscita del rebranding, sicuramente più in linea con il mood del marchio.
Non ci sono però solo casi di perfezionamento, c’è chi, haimé, non ha saputo sfruttare in maniera pertinente questo processo. È il caso di:
MASTERCARD
L’originale si presentava come una classica icona con una solida base. Realizzata con 2 cerchi che giocano fuori dello spazio negativo richiamando il segno della Vesica Piscis che si compone con forme semplici ed efficaci. Il rebranding al contrario, aggiunge elementi inutili che non si traducono bene. Ombre, sfumature e trasparenze che ne peggiorano di gran lunga l’estetica e la chiarezza. Inoltre è completamente fuori equilibrio a destra facendolo apparire caotico e incompiuto.
KRAFT
Il logo originale Kraft non vanta sicuramente uno dei migliori design, ma nonostante tutto è resistito nel tempo come una vera icona americana. Il nuovo logo è realizzato con due font sottili e differenti. Il payoff è scritto sotto con una forma di contrasto. Il LED rosso “swoosh” è un’icona di “fuochi d’artificio” senza senso e che non migliora l’immagine del marchio in alcun modo.
2) Nel caso in cui un brand non goda di buona reputazione, o abbia sbagliato una serie di mosse strategiche, spesso per non soccombere, ricorre al metodo apparentemente più semplice per superare il problema, applicando un restyling totale del logo. Ma in questi casi occorre che il completo cambio d’ immagine sia coerente con quello predicato.
Ne è un esempio PHILIP MORRIS
3) Nel caso di fusione tra due aziende, spesso si sceglie di mantenere parte dei dettagli grafici di entrambe, mentre nel caso di acquisizioni spesso si considera prioritaria l’immagine dell’azienda che ha acquistato. Ricordiamo il caso EXONMOBIL.
4) Quando l’azienda vuole completamente cambiare approccio aziendale ampliando la sua scelta produttiva, o allargando i suoi confini, e per sopravvivere ha bisogno di applicare delle modifiche per adattarsi a più contesti e per essere apprezzato e capito.
È il caso di STARBUCKS
Nonostante le “nobili” ragioni che portano un Brand ad avere un rinnovamento stilistico, non sempre ciò viene apprezzato. Per tanto bisognerebbe essere cauti in questa decisione e valutare i pro e contro, rimanendo coerenti e fedeli col proprio pubblico di riferimento per evitare delusioni o buzz negativo.